L’esordio del giovane romano Giacomo Bendotti, già autore per radio e cinema, è da poco uscito in tutte le librerie e fumetterie (qui il booktrailer). Ritrae un Giovanni Falcone a tutto tondo, eroe nella lotta alla mafia ma anche uomo recluso, tormentato dal fatto di mettere in pericolo i suoi affetti a causa delle sue scelte ma sempre profondamente convinto del suo lavoro.
Abbiamo deciso di rivolgere alcune domande a Giacomo per capire cosa l’abbia portato alla realizzazione di questo libro e, perché no, per conoscerlo un po’ meglio.
Partiamo con una domanda tanto semplice quanto fondamentale: perché un libro su Giovanni Falcone oggi?
Perché Giovanni Falcone rappresenta dei valori che trascendono la stessa lotta alla mafia. Falcone ha dedicato la sua vita al tentativo di sconfiggere Cosa Nostra perché era un uomo che aveva un enorme senso del dovere nei confronti della società. Da magistrato ha posto il suo ruolo pubblico al di sopra delle sue vicende private, ha sacrificato gli agi e la tranquillità personale per un’idea di giustizia. Oggi mi sembra che questi esempi siano rari.
Se poi devo rispondere al perché io, Giacomo, ho voluto realizzare un fumetto su Giovanni Falcone devo riconoscere il merito (o la colpa, per chi non apprezza il volume) a BeccoGiallo. È stata la conoscenza delle vostre pubblicazioni a farmi chiedere un giorno: perché non approfondire questo pezzo di storia italiana? Sapevo poco all’epoca di quanto Giovanni Falcone fosse un magistrato orfano di uno Stato altrettanto retto. L’ho scoperto nelle letture che hanno preceduto il mio lavoro.
Sei un autore completo, nel senso che oltre alla sceneggiatura ti occupi tu stesso anche dei disegni. Come ti rapporti alle due cose?
Ho iniziato a disegnare in un’età in cui ero privo di qualsiasi coscienza di racconto. Più avanti negli anni, come lettore di fumetti, ho capito che quel che mi appassionava ancor più dei disegni era quella cosa che un’immagine insieme all’altra riusciva a costruire, e che ho capito essere la narrazione. Che si tratti di cinema, di letteratura o di fumetti credo che la prima spinta a realizzare un’opera sia il desiderio, o la necessità, di raccontare qualcosa. In tal senso disegnare diventa il naturale prosieguo dell’atto di immaginare una storia.
Nello specifico, in questa graphic novel, ho scritto una sceneggiatura completa prima di sedermi al tavolo da disegno. Avevo bisogno innanzitutto di sapere cosa stavo raccontando e con che tono. La ricerca del tratto più adeguato alla storia è stata semplice proprio per questo.
Devo dire che da disegnatore mi piacerebbe anche cimentarmi in un’opera in cui sperimentare sul colore e sullo stile, senza essere vincolato a un “copione di ferro”, ma in fondo si tratta di un desiderio un po’ schizofrenico, una piccola ribellione interna al narratore che tiene le redini.
Grazie per essere stato ospite del nostro blog. A questo punto non possiamo che chiederti cosa bolle in pentola a livello di progetti futuri…
Il pentolone è pieno di idee. Quel che si deciderà nei prossimi mesi è quali vedranno la luce. Sto scrivendo due sceneggiature di lungometraggi con due giovani registi, e insieme stiamo cercando il modo di produrli. Per quanto riguarda il fumetto vorrei trovare il tempo per realizzare una cupa storia dostoevskiana di padri e figli, ma non prometto niente. E poi ci sarebbero una decina di altri progetti “BeccoGiallo” che ho in mente, ma forse è meglio aspettare e vedere come sarà accolto “Giovanni Falcone”.
Un saluto al blog!