Archive for luglio, 2011

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Intervista a Giacomo Bendotti (Giovanni Falcone)

L’esordio del giovane romano Giacomo Bendotti, già autore per radio e cinema, è da poco uscito in tutte le librerie e fumetterie (qui il booktrailer). Ritrae un Giovanni Falcone a tutto tondo, eroe nella lotta alla mafia ma anche uomo recluso, tormentato dal fatto di mettere in pericolo i suoi affetti a causa delle sue scelte ma sempre profondamente convinto del suo lavoro.

Abbiamo deciso di rivolgere alcune domande a Giacomo per capire cosa l’abbia portato alla realizzazione di questo libro e, perché no, per conoscerlo un po’ meglio.

Partiamo con una domanda tanto semplice quanto fondamentale: perché un libro su Giovanni Falcone oggi?

Perché Giovanni Falcone rappresenta dei valori che trascendono la stessa lotta alla mafia. Falcone ha dedicato la sua vita al tentativo di sconfiggere Cosa Nostra perché era un uomo che aveva un enorme senso del dovere nei confronti della società. Da magistrato ha posto il suo ruolo pubblico al di sopra delle sue vicende private, ha sacrificato gli agi e la tranquillità personale per un’idea di giustizia. Oggi mi sembra che questi esempi siano rari.

Se poi devo rispondere al perché io, Giacomo, ho voluto realizzare un fumetto su Giovanni Falcone devo riconoscere il merito (o la colpa, per chi non apprezza il volume) a BeccoGiallo. È stata la conoscenza delle vostre pubblicazioni a farmi chiedere un giorno: perché non approfondire questo pezzo di storia italiana? Sapevo poco all’epoca di quanto Giovanni Falcone fosse un magistrato orfano di uno Stato altrettanto retto. L’ho scoperto nelle letture che hanno preceduto il mio lavoro.

Sei un autore completo, nel senso che oltre alla sceneggiatura ti occupi tu stesso anche dei disegni. Come ti rapporti alle due cose?

Ho iniziato a disegnare in un’età in cui ero privo di qualsiasi coscienza di racconto. Più avanti negli anni, come lettore di fumetti, ho capito che quel che mi appassionava ancor più dei disegni era quella cosa che un’immagine insieme all’altra riusciva a costruire, e che ho capito essere la narrazione. Che si tratti di cinema, di letteratura o di fumetti credo che la prima spinta a realizzare un’opera sia il desiderio, o la necessità, di raccontare qualcosa. In tal senso disegnare diventa il naturale prosieguo dell’atto di immaginare una storia.

Nello specifico, in questa graphic novel, ho scritto una sceneggiatura completa prima di sedermi al tavolo da disegno. Avevo bisogno innanzitutto di sapere cosa stavo raccontando e con che tono. La ricerca del tratto più adeguato alla storia è stata semplice proprio per questo.

Devo dire che da disegnatore mi piacerebbe anche cimentarmi in un’opera in cui sperimentare sul colore e sullo stile, senza essere vincolato a un “copione di ferro”, ma in fondo si tratta di un desiderio un po’ schizofrenico, una piccola ribellione interna al narratore che tiene le redini.

Grazie per essere stato ospite del nostro blog. A questo punto non possiamo che chiederti cosa bolle in pentola a livello di progetti futuri…

Il pentolone è pieno di idee. Quel che si deciderà nei prossimi mesi è quali vedranno la luce. Sto scrivendo due sceneggiature di lungometraggi con due giovani registi, e insieme stiamo cercando il modo di produrli. Per quanto riguarda il fumetto vorrei trovare il tempo per realizzare una cupa storia dostoevskiana di padri e figli, ma non prometto niente. E poi ci sarebbero una decina di altri progetti “BeccoGiallo” che ho in mente, ma forse è meglio aspettare e vedere come sarà accolto “Giovanni Falcone”.

Un saluto al blog!

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Frammenti d’Italia: i luoghi della Memoria Civile (su foursquare)

Racconto, memoria, impegno, desiderio di vederci più chiaro, provare ad andare oltre le verità preconfezionate a regola d’arte dai meccanismi del Potere per celare ai cittadini responsabilità a dir poco imbarazzanti.

In questi cinque anni di lavoro, ricostruendo questi frammenti di storia italiana, da Ustica alla stazione di Bologna, dall’omicidio Pasolini a Piazza Alimonda, ci siamo resi conto di aver catturato con essi anche alcuni luoghi, e assieme ai luoghi – inevitabilmente – anche le persone.

A volte, semplicemente, perché è impossibile slegare storie, luoghi e persone, altre volte in maniera più sottile ma non meno importante. Pensiamo ad esempio agli autori siciliani che, immersi quotidianamente in un certo tipo di realtà, hanno poi voluto raccontarla.

Per questo abbiamo cercato uno spazio aperto, dedicato ai luoghi della Memoria Civile piccoli e grandi, che li potesse raccogliere tutti mantenendoli vivi, disponibili ad alimentare dibattiti e riflessioni.

La nostra pagina foursquare nasce con questo obbiettivo: segnalare i luoghi più importanti raccontati nei nostri libri, utilizzando i tip per mantenere ostinatamente viva la memoria e stimolare la riflessione, e soprattutto raccogliere i vostri luoghi della Memoria Civile, tramite Facebook o Twitter (hashtag: #frammentiditalia).

Segnalateci i vostri Frammenti d’Italia, i luoghi che – secondo voi – non vanno dimenticati: ne faremo tesoro.

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10 anni dopo l’omicidio di Carlo Giuliani

Colpisce la voce incerta di Fini, a balbettare parole a cui pare per primo non credere.
Colpiscono le grida rabbiose dei manifestanti mentre grondano sangue: madri, padri, vecchi e ragazzi.
La sincerità – vien da pensare – somiglia a un odore pungente: la senti lontano, quando è a un passo dalla menzogna.

È “Del Poder”, il lavoro del regista spagnolo Zaván, a chiudere la serata dedicata ai fatti di Genova, organizzata ad Ivrea dai ragazzi della Galleria del Libro venerdì scorso. Un pugno che spacca lo stomaco: tu te l’aspetti, per carità, in fondo ti hanno chiamato proprio per quello, e ci vai volentieri. Però cerchi di scansarlo lo stesso. Eppure il pugno arriva preciso, a togliere il fiato come un microfono in mano a un ministro: “Credo che le immagini che tutto il mondo ormai conosce dimostrino chiaramente”…

Prima di dire che in fondo i No Global se la sono cercata, guardate – per favore – questo filmato, se avete lo stomaco buono.

Poche ore prima, al centro culturale La Serra, si parla del G8 di Genova, con le tavole de “il ribelle di Genova” in esposizione.
Lorenzo Guadagnucci, che con Vittorio Agnoletto ha scritto “L’eclissi della democrazia” per Feltrinelli, espone i fatti, sobrio e pacato. Mi chiedo quale sia il segreto per diffondere calma e lucidità dopo quello che ti è capitato, dopo quello che ti han fatto alla Diaz.
Con noi – oltre a Gianmario della Galleria a tenere le fila – c’è Michele Dalai di Add Editore. Le domande mirano al cuore, quasi sempre lo centrano, e non c’è modo di nascondersi dietro al microfono di fronte a sessanta persone.
Poi viene il dubbio di essere stati troppo diretti, pesanti, di parte, troppo convinti, in fondo dovevamo solo parlare di libri, no?
Il film di Zaván doveva ancora arrivare.

Il giorno dopo, dentro la fabbrica di Adriano Olivetti, assistiamo allo spettacolo di musica e parole dedicato all’avventura etica e industriale dell’Adriano di Ivrea. È stato messo in piedi da un giovane trio, Le Voci del Tempo, e ci sono più di duecento persone a sentire. Un modo per salutare la città con un filo di rabbia in meno, ma il pugno secco si fa ancora sentire, e in fondo – pensiamo – è giusto così.

Fast forward ad oggi, ed è già mercoledì 20 luglio. 2011. 10 anni fa esatti accadeva quanto Zaván ci ha fatto rivedere. Un ragazzo tra i tanti, Carlo Giuliani, finiva a terra, colpito al volto dal colpo di pistola di un carabiniere. Lo ricordiamo sfogliando ancora il libro di Barilli e De Carli, e proponendovi per la prima volta il booktrailer. È il nostro piccolo contributo alla sua memoria:

L’accompagnamento musicale del booktrailer è firmato dagli amici della Piccola Bottega Baltazar.

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Anteprima in .PDF di Giovanni Falcone

Mancano pochi giorni: mercoledì 13 luglio il libro dedicato a “Giovanni Falcone” sarà in tutte le librerie e fumetterie d’Italia.

Non solo uno strumento per cercare di ricordare, ma soprattutto un testo per provare a capire chi era davvero Falcone, e perché lo Stato – con i suoi più lunghi tentacoli – ha scelto di lasciarlo morire.

Peppino Impastato scriveva che la Mafia è una montagna di merda. Ora sappiamo che le istituzioni, a volte, non profumano certo di viole.

No siamo felici di poter tenere a battesimo l’esordio di un giovane autore italiano: è il romano Giacomo Bendotti, ed ecco un’anteprima del suo lavoro in .pdf, gratuita e come di consueto liberamente condivisibile.

La trovate qui, nel sito dedicato al libro.

Buona lettura, e buona condivisione.

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Esperimento settimanale di cittadinanza condivisa

Certi inviti – per quanto strani – non si possono rifiutare.

È successo a Novara, domenica scorsa.
Colpa di una mail stringata che un giorno arriva in redazione: “Ciao, ci piacerebbe ospitare BeccoGiallo a pranzo per conoscere da vicino il suo lavoro. Possiamo offrire il viaggio in treno, un pranzo preparato con le nostre mani, uno spuntino per il ritorno a tarda sera e un giro in città. In cambio, chiediamo un po’ del vostro tempo. Ah, potete portare un po’ dei vostri libri.”

A Novara, seconda città del Piemonte con meno di 100.000 abitanti, a 50 chilometri da Milano e il doppio da Torino (fate caso all’accento, suona lombardo), patria del Governatore leghista Roberto Cota, un gruppo di giovani amici (studenti, animatori, dipendenti comunali, tecnici informatici, impiegati) del “CEES”, Cene Equo E Solidali, si trova da sempre ogni giovedì nella mansardina dell’abitazione del più vecchio dei partecipanti (poco più di trent’anni) per assaggiare prodotti equi e solidali, oppure fatti in casa, oppure provenienti dal territorio. “Sì, ma per fare cosa in realtà?” chiediamo. “Per stare insieme, per scambiare opinioni, imparare cose nuove, discutere” dicono loro. Lontani dai simboli, lontano dai partiti. “Perché ci va e perché ci piace.” “Ma avete un’associazione?” insistiamo. “No, cambierebbe qualcosa?”.

Semplicemente, ogni tanto ognuno mette un obolo e la domenica si invita qualcuno nella speranza di “rubare qualcosa di buono al prossimo“, come dicono loro.

Il pranzo è informale, e già si comincia a discutere: sui libri, i fumetti, i sogni e il mestiere.
Dopo il caffè si aggiustano le sedie, si accendono pc e proiettore, e si comincia a fare sul serio per almeno due ore, con interventi e domande che non lasciano scampo.

Fino alla foto ricordo. Poi tutti in centro a scoprire vizi e virtù della città di Novara (Arengo del Broletto nel cuore, nella mente piazza Martiri della Libertà diventata un abnorme parcheggio di auto).

Salendo sul treno con lo spuntino del ritorno un’automatica riflessione: se anche questi sono i giovani d’oggi, allora il futuro non può fare paura, perché – magari da lontano non si vede – il presente è vivo (e attivo) più di quanto possa sembrare da qui.