Il paesino bergamasco, a due passi dal capoluogo, veniva da una tradizione di giunte comunali di sinistra, interrotta nel 2009 dal
sindaco Cristiano Simone Aldegani, Lega Nord. Prima mossa della nuova amministrazione? Eliminare quella targa inappropriata fuori dalla biblioteca comunale, quella dedicata alla memoria di Peppino Impastato.
La Lega Nord è un partito territoriale, disse il sindaco a sostegno del suo gesto, sarebbe il caso di dedicare la biblioteca a un personaggio locale, ma questo non impedì alla polemica di montare, a livello nazionale e tra i cittadini di Ponteranica.
Pochi mesi prima, sempre nel Nordest che produce, a Padova, davamo alle stampe “Peppino Impastato, un giullare contro la mafia“, dei siciliani Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso. Le notizie da Ponteranica ci colpirono a caldo: scrivemmo un’email al Sindaco invitandolo a ripensare la sua mossa e inviammo una copia del libro in omaggio alla biblioteca cittadina, senza ottenere risposta.
Nel frattempo però una risposta l’aveva data la popolazione locale, che riunita nel Comitato Impastato Ponteranica organizzò una marcia di circa 7000 persone, unite per affermare che certi valori (e certi problemi) non sono e non possono più essere visti come “regionali”. Una marcia per la memoria. Significative le dichiarazioni del fratello di Peppino, Giovanni Impastato: “Non siamo qui per il provvedimento di un sindaco. Qui c’è un disegno ben chiaro, che va da Bossi a Berlusconi, un disegno che vuole cancellare la memoria. Risvegliamo le nostre coscienze.”
L’anno successivo, mentre la biblioteca rimaneva clamorosamente senza nome (e, aggiungiamo, senza le bibliotecarie storiche, trasferite ad altri incarichi) per gli strascichi della vicenda, la marcia si ripeté, con numeri inferiori ma uguale entusiasmo. Quest’anno è invece cambiata la formula, ma non la sostanza.
Il BoPo, piccolo bocciodromo riconvertito a luogo d’incontro e di scambio cittadino, ormai unico nei dintorni, ha ospitato una serie di conferenze e incontri ai quali siamo stati invitati anche noi. Così dopo Nando Dalla Chiesa e Pino Maniaci di Telejato, è toccato a BeccoGiallo chiudere la rassegna nella piovosa sera del 4 novembre scorso.
Abbiamo parlato del nostro modo di fare fumetti, del piacere di uscire dalla casa editrice per parlare dei casi che ci stanno a cuore, e delle persone speciali che spesso diventano autori dei nostri libri. Esempio perfetto di questa filosofia è proprio “Peppino Impastato”: voluto e realizzato da due giovani siciliani, Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, che vivono sulla loro pelle certe realtà, e che proprio per questo hanno scelto di raccontarle mettendoci la faccia e il cuore, facendo in modo che certi messaggi possano arrivare anche a chi, come nel caso di molte persone che al nord si sentono al sicuro dalla mafia, certe cose non le vuole proprio sentire.
Ponteranica ci ha accolti con curiosità e interesse. E noi siamo rimasti ancora una volta stupiti della voglia di fare soprattutto di tanti giovani, che da membri del Comitato si sono mossi e si muovono in prima persona per far sì che le cose cambino almeno di un centimetro, e che la memoria non venga sepolta. Proprio uno di questi ragazzi ci ha introdotti con un emozionato ma lucido discorso su Peppino. Sicuramente il primo di molti a venire.
“Immagini che producono azioni”, vecchio caro slogan degli amici di Sherwood Comix Festival: in questo caso, dove le azioni si erano già compiute, noi abbiamo concluso la serata proprio con le immagini, quelle della mostra dedicata alle tavole del fumetto, arricchite dal buffet allestito con i prodotti di Libera, coltivati sulle terre confiscate alla mafia. Non potevamo immaginare un modo migliore di chiudere il cerchio.