Archive for giugno, 2012

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Le note dell’autore di “Paolo Borsellino, l’agenda rossa”

Verità, ipotesi, invenzioni. A distanza di vent’anni dalla strage di via D’Amelio, la verità giudiziaria sui mandanti occulti dell’eccidio è ancora tutta in discussione. È storia recente che il processo sull’uccisione di Borsellino e degli uomini della sua scorta ha subito un massiccio depistaggio ed è quindi da rifare.
In un quadro ancora indefinito c’è un’ipotesi che si accredita con più forza delle altre: Borsellino è stato ucciso perché era venuto a conoscenza della trattativa fra Stato e mafia, e vi si opponeva. Naturalmente in delitti di una certa portata non esiste mai un solo movente, e neanche un solo colpevole.

Nell’affrontare questo fumetto sugli ultimi due mesi di vita di Borsellino, prima di cominciare a scrivere, ho cercato a lungo di farmi un’idea su quanto è successo tra la strage di Capaci e la strage di via D’Amelio. A tale scopo, oltre a consultare la letteratura in materia, ho voluto incontrare alcuni tra amici, conoscenti, colleghi, parenti del giudice.
Nel mio sopralluogo di sceneggiatura a Palermo l’ultima persona con cui ho parlato è stato il giudice Teresi. La riflessione con la quale mi ha salutato il magistrato collega di Borsellino ha in qualche modo guidato il mio racconto. In risposta alle mie infinite domande sui mandanti della strage, Vittorio Teresi ha provato a spiegarmi che non è importante stabilire se il comando sia arrivato a Cosa Nostra da uomini dello Stato, dei servizi segreti o delle forze dell’ordine.

Non è rilevante se questa comunicazione sia avvenuta o meno. Ciò che bisogna chiedersi è chi aveva interesse a uccidere Borsellino. I vertici di Cosa Nostra non avevano bisogno di ricevere ordini. Era sufficiente la consapevolezza del consenso rispetto all’azione. Allargando questa riflessione a un perimetro più largo sentirei di dire che le colpe della morte di Borsellino vanno distribuite collettivamente tra chi aveva significativi interessi nella sua eliminazione e chi provava semplicemente insofferenza. A favorire la mafia sono le convergenze di interessi di una fetta del Paese troppo larga per individuare una manciata di capri espiatori.

A partire da questa convinzione ho immaginato di rappresentare Borsellino come un uomo isolato, circondato ovunque da zone grigie di rapporti tra le istituzioni e la mafia. Ho sposato l’ipotesi della trattativa come causa fondante della strage, ma ho suggerito che anche nella Procura e in Polizia c’erano comportamenti oscuri.

[...]

Nelle ultime settimane di vita Borsellino teneva due agende: su di una, quella grigia, annotava gli appuntamenti, mentre sull’altra, l’agenda rossa, scriveva tutto il resto. Borsellino non amava i diari. Prima di quel giugno del 1992 non aveva mai sentito l’esigenza di mettere nero su bianco né accadimenti né riflessioni.
La strage di Capaci però cambia ogni cosa. “Per me è finito il momento di parlare. Sono successi troppi fatti in questi mesi, anch’io ho le mie cose da scrivere, e qua dentro ce n’è anche per lei.” Così risponde Borsellino al maresciallo Canale che lo vede prendere appunti all’alba in un hotel di Salerno.

Giacomo Bendotti

Prosegue nel libro “Paolo Borsellino, l’agenda rossa“, in uscita l’11 luglio.

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Intervista ad Andrea Ragona, autore di #YUGOLAND

YUGOLAND è da poco arrivato nelle librerie, mentre nel nostro store è disponibile al 25% di sconto per tutto il mese. Quale occasione migliore per sentire l’attivissimo Andrea Ragona e chiedergli delucidazioni?

> Andrea, chi sei e cosa fai quando scendi dalla tua Pony a emissioni zero?

Sono presidente di Legambiente Padova e in particolare mi occupo di mobilità. Poi, fra una pedalata e un’altra, cerco di giochicchiare a rugby.

> Cos’è una Pony, tra l’altro? Perché non te ne separi mai durante le presentazioni del libro?

Ho scoperto la Pony durante un campo di volontariato nel nord della Serbia: dovevamo riparare dei catorci recuperati dai garage per restiturli alla cittadinanza. Le bici che riparavamo erano appunto Pony, quella che in Jugoslavia era una specie di bici di stato. Grande come una graziella, ancora oggi se non possono vedere per tutti i paesi della ex Jugoslavia. Così ho pensato che la bici poteva diventare una metafora dei paesi balcanici. Il manubrio la Croazia, perchè Tito, la guida della Jugoslavia era croato. La Serbia è la struttura portante, cioè il telaio. La Slovenia il motore economico, ovvero i pedali. La Bosnia sono le ruote: il mix di aria, gomma e acciaio su cui si poggia la bici. La catena la Macedonia, perchè ogni piccola parte ha la sua importanza. La sella, che si sfila facilmente, senza clamore, il Montenegro. E infine il campanello. Il Kosovo è il campanello d’allarme che nel’89 si mise a suonare. Ma che nascosto dal rumore del muro che cadeva non è stato sentito.

> La genesi del libro è nota, ma com’è stata la fase di scrittura? Come è nata l’idea di fondere il testo a foto, illustrazioni e fumetti?

È stato un lungo lavoro di prove e riprove dettate da una volontà di fondo: quello di spiegare la Jugoslavia in maniera seria, ma non pesante, scanzonata ma non superficiale. Abbiamo così pensato che i fumetti e i disegni, avrebbero potuto aiutarci in questo. Altra aspetto importante è la musica: ad ogni capitolo è associata una canzone che vuole essere un’assonanza con quanto scritto nel capitolo.

> Come va l’avventura parallela del blog? Pensi che raccontarti e raccontare delle cose in un contesto del genere possa avere ripercussioni positive sul percorso del libro?

Aprire il blog è stata la diretta conseguenza dei diversi linguaggi che usiamo nel libro. Con inoltre il pregio di essere dinamico e quindi essere aperto a nuovi racconti, nuovi viaggi.

>Per chiudere… dove potremo incontrarti prossimamente?

Per ora abbiamo fissato le presentazioni di stasera alle 18 alla Lovat di Trieste, a Padova all’osteria L’Anfora alle 11 di sabato 9. Il 14 giugno alle 21 saremo a Vicenza alla libreria Do Rode mentre venerdì 22 a Banda Larga a Feltre. Ma siamo in trattativa per moltissime altre presentazioni: Torino, Milano, Udine, Venezia, Castelfranco, Perugia e tante altre ancora. Per ora stanno andando decisamente bene: forse perché c’è musica e offriamo sempre degli assaggi di Rakija, la famosa grappa balcanica.
Consiglio di seguire le evoluzione online, nel blog posterò le prossime date non appena saranno confermate!

Grazie Andrea. A questo proposito, chiudiamo segnalando i canali preferenziali per discutere con lui di Jugoslavia, viaggi, grappe e non solo:
yugoland.blogspot.it / @andrearagona / #YUGOLAND