Archive for febbraio, 2013

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#OCCUPYWALLSTREET TEASER 4: Metodologia di un racconto giornalistico a fumetti

“Partecipo attivamente alla politica. Inoltre, disegno fumetti e scrivo. Questo libro è un insieme di tutte queste attività: non riuscirei a separarle neanche se lo volessi. Non pretendo che questo resoconto contenga “tutta la verità”: è una mia interpretazione degli eventi, uno dei tanti frammenti di un ampio spettro di analisi e osservazioni sul movimento influenzate da idiosincrasie, esperienze e visioni personali.

Ho messo insieme questo libro sulla base dei miei appunti che, ovviamente, includono le cose che io consideravo importanti e interessanti. Non ha la pretesa di essere completo. Un’altra persona, probabilmente, si sarebbe concentrata meno sulle componenti ambientaliste del movimento e di più sull’organizzazione sindacale o sulle questioni logistiche necessarie, per esempio, alla creazione di una public kitchen gratuita.

Non ha neppure la pretesa di essere definitivo: vuole cogliere un momento e i sentimenti legati a quel momento. A pochi mesi dall’inizio di questo progetto, le mie idee sono già cambiate e devo resistere alla tentazione di tornare indietro e fare delle correzioni. La vita scorre molto più rapidamente della nostra capacità di raccontarla e interpretarla.

Questo progetto è sia una forma d’arte sia una narrazione giornalistica e, dato che l’arte è una sintesi della vita e non una sua replica esatta, in alcuni casi ho deciso di riassumere diverse informazioni per potermi focalizzare su un determinato momento o per mettere in rilievo una certa questione. Se avevo qualche dubbio sul fatto che una determinata persona volesse essere riconoscibile o se non mi ricordavo esattamente che aspetto avesse, ne cambiavo le sembianze. Le citazioni che attribuisco alle diverse persone sono esatte (e ho riportato solo passi di discorsi a cui ho potuto assistere di persona), ma alcune delle conversazioni riportate in questo libro si basano sui miei appunti e sulla mia memoria approssimativa. Gli elementi testuali e visivi hanno subito notevoli revisioni e, spesso, sono stati sintetizzati o riorganizzati per motivi estetici e di chiarezza. Nella vita reale non porto sempre una maglia rossa!”

Stephanie McMillan
Attivista, giornalista e disegnatrice, opera da più di dieci anni nel campo del graphic journalism socialmente impegnato. Con questo libro si è aggiudicata il premio Robert F. Kennedy per il giornalismo a sostegno della Giustizia e dei Diritti dell’Uomo. Ha collaborato con il Los Angeles Times, il Daily Beast, il San Francisco Bay Guardian.

Occupy Wall Street – 99% contro il potere, arriverà in libreria giovedì 28 febbraio, ma è già disponibile nel nostro store online.

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Intervista a Lise e Talami, autori di Quasi Quasi Mi Sbattezzo

Anche papa Ratzinger ha ceduto alla pressione senza sosta dell’indomabile Sbattezzatore, a quanto pare. E proprio in questo giorno così speciale per la chiesa (ma soprattutto per chiunque altro), siamo andati a chiedere agli autori di Quasi quasi mi sbattezzo il perché delle loro azioni. Ne esce un quadro meno preoccupante del previsto…

>>> Partiamo dalla prima cosa che quasi tutti si chiedono appena sentono parlare di questo argomento per la prima volta. Perché sbattezzarsi, se non si è più credenti? Che differenza fa?

La risposta è scema: non c’è un buon motivo e sono tutti buoni motivi.

Per una sintesi seria sulla questione vi rimandiamo a questa pagina, dove i motivi sono spiegati senz’altro meglio di come potremmo spiegarli noi.

Per quanto ci riguarda, Alberto si è sbattezzato per “tutelarsi” in caso di morte: lo sbattezzato non può avere il funerale in chiesa. Voleva essere sicuro che, quando morirà, non ci sarà un prete a dire l’ultima parola su di lui.

In generale comunque il motivo più convincente è forse quello legato alla “sudditanza” del battezzato rispetto alle gerarchie della Chiesa. Il Catechismo della Chiesa cattolica dice esplicitamente che il battesimo «incorpora alla Chiesa» e che «il battezzato non appartiene più a se stesso […] perciò è chiamato […] a essere “obbediente” e “sottomesso” ai capi della Chiesa». La cosa sembra priva di conseguenze, ma non è così. È famoso il caso dei coniugi Bellandi – di cui parliamo più diffusamente nel libro – che, nel 1958, per essersi sposati civilmente, vennero definiti pubblici concubini dal vescovo di Prato. I Bellandi avevano un negozio che fu boicottato dai fedeli. Quando fecero causa al vescovo, la persero perché, da battezzati, continuavano ad essere sottoposti all’autorità ecclesiastica.
Certo, stiamo parlando degli anni 50, ma le leggi nel frattempo non sono cambiate.

È chiaro quindi che più gente si sbattezza e più la cosa da fenomeno “goliardico” diventa significativo. Che lo sbattezzo dia fastidio alla chiesa lo dimostra il fatto che di recente il papa ha modificato il diritto canonico per impedire agli sbattezzati di sposarsi in chiesa. Per farla breve e non entrare nel tecnico: Alessandro, che non è battezzato, se volesse potrebbe sposarsi in chiesa con il rito misto; Alberto che è sbattezzato, no.

Tuttavia il punto non è questo: a noi sembra che gran parte di quelli che pongono la questione dell’utilità dello sbattezzo abbiano fondamentalmente perso le speranze e si siano rassegnati a vivere in un paese in cui il concetto di laicità è quantomeno “elastico”. È una posizione cinica, che non accettiamo, ma che ha un fondamento: lo sbattezzo in sé non serve a nulla se non è la fine e/o l’inizio di un percorso personale/politico.

>>> Veniamo a voi. Chi è Beto? Quanto della storia raccontata in QQMS è esperienza reale?

La storia di Beto è quella di Alberto. Ci siamo basati, per scriverla, sui suoi appunti e suoi suoi ricordi. Quello che abbiamo modificato (sarà un 10%) l’abbiamo fatto per esigenze narrative e di sintesi. Presentando il libro in giro per l’Italia, comunque, abbiamo notato che la storia di Beto è anche quella di migliaia di persone che hanno deciso di abbandonare la chiesa cattolica: le stesse incomprensioni e le stesse difficoltà.

>>> Ci sono altri episodi tragicomici legati allo sbattezzo che non siete riusciti a inserire nel libro, o di cui avete sentito parlare indirettamente? Sfogatevi pure!

I metodi che utilizzano i preti per non sbattezzare le persone sono diversi, alcuni fantasiosi. Alcuni evitano di rispondere, altri (illegalmente) avvertono la famiglia, altri ancora chiedono di ripensarci una quindicina di giorni, oppure dicono di passare di persona. Un prete, non ci ricordiamo di dove, arrivò a mandare in risposta una lettera in latino.

Dopo aver pubblicato il libro poi ce ne sono successe diverse: siamo stati intervistati dalla rivista dei dehoniani “il Regno”, che ha usato un po’ allegramente le nostre risposte; siamo stati invitati a un piccolo festival letterario in provincia di Venezia – ma quando l’assessore che gestiva i fondi ha scoperto l’argomento del libro l’invito è stato ritirato; abbiamo ricevuto una lettera molto lunga e articolata di una fedele che ci chiedeva in definitiva di non mischiare la madonna con i bruscandoli…

>>> Cosa vorreste dire a chi si approccia al vostro libro con pregiudizio?

Di provare lo stesso a leggere il fumetto: è stato scritto proprio per lui.

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