Archive for giugno, 2013

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Intervista inedita a Pietro Orlandi, a 30 anni dalla scomparsa di Emanuela

Pietro Orlandi è il fratello di Emanuela, scomparsa senza un perché, o con troppi perché, il 22 giugno 1983. Da quel giorno lotta per la verità tra silenzi, depistaggi e indifferenza. Alex Boschetti l’ha intervistato per chiudere il racconto a fumetti di quella vicenda con la sua testimonianza, andando a esplorarne tutti gli aspetti. Ne riportiamo qualche stralcio significativo:

Di fatto [a Papa Ratzinger] è stato impedito [di parlare del caso], ma questo certo non giustifica il suo comportamento.
Nel 2008 a 25 anni dal rapimento gli fu chiesto di ricordare Emanuela con una preghiera durante l’Angelus. Il Papa allargò le braccia e disse “devo chiedere”, e naturalmente durante l’Angelus non disse nulla. Di recente in occasione delle due manifestazioni a San Pietro, aspettavamo una sua parola ma dalla Segreteria di Stato lo sconsigliarono di fare accenno al caso proprio perché io parlavo di omertà del Vaticano (il documento della Segreteria di Stato è riportato nel libro di Nuzzi).
Ratzinger ai tempi del rapimento era uno stretto collaboratore di Giovanni Paolo II, si intrattenevano spesso a cena insieme, dubito che non abbiano mai parlato di questa vicenda e io sono convinto che Wojtyla fosse a conoscenza di quanto accaduto ad Emanuela.

Se il Vaticano ha assunto un certo tipo di atteggiamento per trent’anni cercando di far dimenticare questa vicenda è perché evidentemente la verità è così pesante per la Santa Sede che preferiscono subire le critiche dell’opinione pubblica piuttosto che impegnarsi per fare emergere la verità. Emanuela purtroppo è un tassello di un sistema di ricatti che coinvolge persone interne ed esterne al Vaticano. Io non conosco i responsabili del sequestro, ma sicuramente chi ha occultato e continua ad occultare la verità sulla scomparsa di Emanuela.
È un “sistema” che coinvolge Stato, Chiesa, Mafie e Massoneria e sicuramente la sepoltura di De Pedis nella Basilica di Sant’Apollinare è un esempio eclatante di questo legame. Sepoltura mai chiarita né da parte dello Stato vaticano né di quello italiano. C’è un filo che lega la morte di Papa Luciani, l’attentato a Giovanni Paolo II, la morte di Calvi e la scomparsa di Emanuela.
L’omertà del Vaticano è sempre stata sostenuta nel tempo da uno Stato italiano sempre più succube del potere della Chiesa. Non ho mai incontrato nessuno, in Italia, a cominciare dai politici, dalla destra alla sinistra, disposto a dire e fare cose che possano mettere in difficoltà i propri rapporti con la Santa Sede, perché, alla fine, il Vaticano fa comodo a tutti e tutti fanno comodo al Vaticano.

Secondo me, se la Banda della Magliana e in particolare De Pedis hanno avuto un ruolo in questa vicenda, è stato un ruolo di manovalanza. Sicuramente i mandanti sono altri. Credo che ad un certo punto si volesse chiudere con una verità parziale: Emanuela morta in una betoniera e unici responsabili, entrambi morti, De Pedis e Mons. Marcinkus. In questo modo si proteggeva chi doveva essere salvato e che probabilmente occupa ancora oggi posti di rilevanza all’interno di istituzioni vaticane e non solo.
Se si fosse trattato, come qualcuno asserisce, di una questione semplicemente economica tra Banda della Magliana e Vaticano, io credo sarebbe stata già chiusa da tempo e sicuramente il Vaticano sarebbe riuscito a scrollarsi dalle spalle questo peso che li costringe ad un atteggiamento ambiguo da 30 anni.

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#IoSoCarmela, dopo l’udienza del 21 giugno…

“I miracoli a volte accadono” mi dice Alfonso. È combattivo, mai fermo. Lo sento dopo che è rientrato dall’ennesima udienza del processo ai tre maggiorenni che hanno abusato di Carmela, a sei anni dal suo suicidio, il 15 aprile 2007, impresso nella nostra mente, lame ancora calde.

Ascoltati altri testimoni. Nomi, fatti, azioni. Lette le pagine del diario di Carmela, già ammesso agli atti sei anni fa ma solo ora assorbito con la considerazione che merita la confessione di chi è morta dentro, sopravvive nel fisico ma, sotto la pelle di un’adolescente che amava e voleva essere amata, sotto la pelle è cava.

La prossima udienza sarà il 12 luglio cui seguirà quella finale, forse subito prima della chiusura del tribunale per l’estate (la giustizia non fosse in ferie già tutto l’anno), forse subito dopo, a settembre.
Quando, forse… sempre forse… ancora forse… i colpevoli verranno condannati.

Contemporaneamente comincerà un nuovo processo, agli altri responsabili della morte di Carmela. Un processo che parte dall’esposto fatto sei anni prima dalla famiglia Cirella contro i Servizi Sociali, contro il Centro di Lecce, contro il Tribunale dei Minori di Taranto che ha avvallato la gestione del caso di Carmela e che ha cercato di farla passare per pazza per coprire gli errori commessi, che l’ha rinchiusa, strappata a mamma e papà, imbottita di psicofarmaci, che non l’hanno creduta.

Burocrazia, errori clamorosi, fatti celati, indifferenza che si intreccia con gli abusi. “L’esposto languisce da sei anni sulla scrivania del pm Mariano Buccoliero – racconta Alfonso – forse troppo impegnato con il processo Scazzi per dedicarsi con lo steso impegno a quello per Carmela. Ma, ora che è finito, spero che qualcosa cambi. Spero che mia figlia abbia giustizia. Lo spero. I miracoli a volte accadono.”

Parla di miracolo, Alfonso. Ancora di miracolo. Miracolo che un processo lungo più di sei anni e dal sapore amaro giunga alla fine. Miracolo che chi ha abusato di sua figlia venga condannato. Miracolo che ciò che dovrebbe essere la norma abbia i contorni dell’eccezionalità. E mi chiedo quando sia stato possibile il passaggio da quello che dovrebbe essere uno Stato di diritto a uno Stato del miracolo. È un miracolo che il colpevole venga catturato. Un miracolo che venga fatta giustizia. Una questione di fatalità più che di capacità. Di destino più che di scelta.

La scelta che ognuno di noi fa per dare una scarica all’immobilità, la scelta di dire NO. Un miracolo questo, sì.

Un miracolo umano.

 

Alessia Di Giovanni, sceneggiatrice di Io so’ Carmela

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Quando il parroco veneto scrive al candidato sindaco gay

Don Ferdinando, anni 81, non poteva proprio non esprimere il suo dissenso verso l’impegno politico del cittadino Matteo Pegoraro, candidato sindaco di Solesino in provincia di Padova. Abbiamo deciso di riprodurre il suo appello perché non cada nel dimenticatoio, e sempre più persone comincino a rispondere in queste occasioni con un allegro e leggero… #QuasiQuasiMiSbattezzo!

Caro el me prof. Matteo, anca se non te conosso (ma conosceva molto ben to nono Vaj) lassa che te fassa e me congratueasion dea voja che te ghe de deventare Sindaco dea me Soesin…

No! No! No te fasso e congratueasion, ma te assicuro che go sentio on colpo al core! Ma, benedeti del cor de Dio (parchè anca voialtri si so fioi) ve ghio mai domandà parchè si qua al mondo? O mejo te fasso ea domanda direta: “Ti (laureà in giurisprudensa ma non in umanità) sito contento de essare al mondo?”. Penso che te me rispondi de sì! Bene! E chi xe che te gà fato? Do omani o do femene oppure on omo e na femena? Quindi ringrassia to popà e to mama. Come a dire che sensa de eori no te sarrissi gnanca al mondo. E quindi gnanca gay.

Varda che mi no te giudico parché soeo el Signore xe bon de farlo; ma gnanca posso tasare so sto andamento che giorno dopo giorno sta diventando na vera caeamità. Gabi el corajo de lesare sta pagina che te mando parchè te gabi de renderte conto del mae che “sti presunti diriti civili” ga fato e continua a fare. Sta calmo, ste calmi, parchè de sto passo fe finire el mondo, oppure penseo che ea storia de Sodoma e Gomor xè na baea? Ripeto: no ve condano, ma bisognaria che no ve gloriassi massa de essare cossì.

A Bataja gaveva tre amissi (parlo de 70 ani fa e quindi sta anomalia ghe xè sempre sta) e te posso assicurare che no ghemo mai fato storie e mai se ghemo insultà. Che ghe sia sta de quei che ga tolto in giro ste persone, sapi che el primo xé sta no el Papa e gnanca i preti, ma el signor Tognazzi col film “el vizietto”. E barzeete no xé nostre…

Go visto che te sì laureà e quindi el Signore te ga dà abastansa inteigensa e quindi te poi arivare a capire che sta omosesuaità non xe roba naturae, ma na disfunsion, oppure sito anca ti de quei che dixe che non xe normai i omani che se marida coe done?

Scusa se so caustico, ma se fasso ea raccolta de queo che tanti purtropo mezi de comunicasion fa e dixe dea Cesa… Beh! no n so quante pagine vegnaria fora. E so anca che parfin el sindaco Renzi te gavaria scartà! Vuto stare col to amigo? W ea libertà! Ma no pretendare che ea sia to mojere! E de ciamare matrimonio queo che ea Costitusion no dixe.

Ciao e no sta rovinare el nome de Soesin parchè, caso mai, te sì de Stanghea.

D. Ferdy

E, caro Matteo, non mi interessa se questo fenomeno diverrà globale, perché resterà sempre uno dei 4 peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio. Li conosci? 1) Omicidio volontario (aborto), 2) Peccato impuro contro natura (omosessualità), 3) Oppressione dei poveri, 4) Defraudare la mercede degli operai.

E che Dio ti aiuti

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