Bloccata. Sono bloccata. Eccomi qua, in un soleggiato sabato pomeriggio di Aprile, uccellini che conversano alla finestra, un caffè, il contratto con BeccoGiallo sul tavolo e la splendida possibilità di postare regolarmente nel loro blog per presentarmi ai loro lettori, ma… niente! Come se non avessi mai scritto una parola o disegnato una linea in vita mia.
Che bel modo di presentarvi me e il libro che sto preparando, cari lettori. Non come l’affermata (più o meno) professionista delle graphic novel che con calma e sangue freddo, disciplina e costanza quotidiana lavora al suo secondo libro, ma come l’artista-barra-fumettara per cui il multitasking è uno stile di vita, che rende possibile questo mondo chiamato arte sequenziale.
Un mondo in cui sono entrata fin da piccola. Figlia di genitori turchi, cresciuta in Germania, ho avuto la fortuna di avere a disposizione fumetti e animazione di entrambe le origini in egual misura. E grazie a mio padre, che lavorava in una stamperia, in casa mia non è mai mancata la carta straccia, di ogni dimensione. Autodidatta fin da piccola, e ancora lo sono.
L’equilibrio tra parole e immagini è un equilibrio tra video-making e lavori grafici freelance, questioni più concrete come mangiare o sistemare un pc, poi all’improvviso mostre e viaggi, tasse e multe da pagare, fare un po’ di palestra, pattinare nel parco, guardare fuori dalla finestra. Un equilibrio tra il vedere gli amici e il non vederli quando il lavoro lo impone. E in mezzo a tutto questo l’irresistibile momento in cui mi trovo di fronte a delle pagine bianche. Pacifica e rilassata come nel mezzo di un vortice, le mani sudate e un sorriso stampato in faccia. Espiro.
Quindi che posso dirvi sul libro… hmm, è una graphic novel in bianco e nero, con qualche tono di grigio, riguardante gli anni del mio coming out. Ho avuto qualche coming out prima di tutto verso me stessa, ammettendo e accettando la mia attrazione di donna verso altre donne. E con quelli sono arrivati tanti momenti per decidere di uscirmene dall’invisibile, dall’indicibile, innominabile.
Raccontare ai propri cari delle proprie “preferenze sessuali” e raccontargli qualcosa che non si aspettano, qualcosa di fuori dalla norma, che andrà a disturbare il comodo silenzio mutuale. Sapere che comunque non è giusto negare agli altri la gioa e la felicità che provo. Rendere visibili, tangibili gli affetti e le preoccupazioni verso una persona che amo senza dovermi mordere la lingua per qualcuno che blocca il mio cuore, la mia mente e la mia figa. Negare questo a me e agli altri, rinnegare parte di me è inaccettabile.
E perché farlo?