La storia di Etenesh si potrebbe raccontarla nelle scuole. Ogni mattina, prima di cominciare a imparare cose nuove, come una preghiera di vita. Paolo Castaldi, giovane autore di questo libro, lo abbiamo conosciuto di recente a una fiera: lui ci ha presentato timidamente qualche disegno, a noi sono sembrati subito eleganti e delicati. Poi, un giorno, dopo aver riflettuto insieme su alcuni altri soggetti, Paolo ci ha raccontato questa incredibile storia.
Con Paolo c’è sempre stato un confronto serrato per cercare di capire insieme come poter divulgare al meglio una vicenda così dolorosa, lunga quasi tre anni, senza retorica e pietismi di facciata.

A volte, come in questo caso, i rapporti con gli autori possono nascere per un incontro casuale, ma la rete e i festival sono forse i luoghi più sensibili per l’attività di scouting e di conoscenza reciproca.

Il volume ha due interventi per noi preziosi: uno è di Moni Ovadia, diretto e coraggioso, intitolato “Clandestinità a fumetti”, l’altro è di Dagmawi Yimer, ragazzo etiope, anch’egli migrante come Etenesh, uno dei registi del film documentario “Come un uomo sulla terra”. Con Dagmawi, guida utilissima per la ricostruzione delle atmosfere del racconto che ha aiutato l’autore a incontrare la protagonista del libro per una lunga intervista, Paolo ha costruito nel tempo un rapporto di amicizia autentica.

È forse uno degli aspetti più belli del nostro lavoro: la possibilità di costruire nuove reti di conoscenza, di vera condivisione e di collaborazione. Come nel caso di presentazioni e mostre, che sono sempre un’occasione per l’autore e l’editore di far conoscere il loro lavoro, ma soprattutto uno strumento per provare a cambiare “dal vivo”, mettendoci la faccia, le cose che ci stanno attorno. Questo, almeno, è il modo in cui concepiamo il nostro mestiere di editori, che oggi vogliamo dedicare a tutti i migranti che a differenza di Etenesh, a Lampedusa, non sono mai sbarcati.