La storia politico-economica del nostro paese dal dopoguerra ad oggi è un terreno ricco di piccoli e grandi casi misteriosi, spesso intrecciati tra di loro. Il caso Calvi è uno di questi. Il “banchiere di Dio” che in breve tempo è riuscito a costruire un impero bancario coinvolto con varie organizzazioni e istituzioni: Vaticano, banda della Magliana, loggia P2, servizi segreti…
In questo contesto, come va letta la morte di Calvi, trovato impiccato sotto al Blackfriars Bridge di Londra? Un quesito che non ha ancora trovato una risposta convincente, e che Luca Baino, Luca Amerio e Matteo Valdameri hanno deciso di affrontare a fumetti. Li abbiamo intervistati per capire cosa li ha spinti ad affrontare l’argomento, e cosa possiamo aspettarci dal libro, che uscirà a giugno.

Com’è nata l’idea di raccontare la storia di Roberto Calvi a fumetti, e come si è formato il vostro “team?”

LB – Estate del 2010: Io e Luca Amerio ci conosciamo da una vita, insegniamo scrittura creativa assieme e decidiamo di scrivere qualcosa di più ampio del solito. Luca mi propone Calvi (e altri tre progetti).
Lucca Comics 2010: primo contatto con BeccoGiallo, il progetto di Calvi piace e iniziamo a intavolare una discussione.
Autunno 2011: Il progetto “Sotto il ponte dei Frati Neri” viene messo in cantiere.

MV – Sono stato contattato da BeccoGiallo dopo che hanno visionato i miei lavori brevi fatti per un contest, e successivamente le tavole sul mio blog. Poi mi è stata proposta questa storia, e dopo la sorpresa iniziale ho accettato di buon grado.

Perché ritenete che sia interessante parlare ancora oggi di questa vicenda?

LA – Perché è una di quelle storie italiane che hanno lasciato un segno deciso nella memoria, e che per molti versi è stata uno spartiacque per la nostra società, con ripercussioni presenti anche nella realtà socio-politica di oggi.

LB – C’è sicuramente ancora molto da dire a riguardo. E ancora da dire ci sarà anche dopo il nostro lavoro. La cosa inquietante è che più si scava più c’è da scavare, più si trova e più c’è da cercare.
Col passare degli anni, escono nuove testimonianze, teorie, personaggi, documenti… Distinguere il vero dal falso è stato molto difficile: abbiamo fatto del nostro meglio.

Quale stile narrativo e grafico avete scelto per raccontarla?

LA – Avevamo in testa idee molto chiare su come la storia doveva essere raccontata. Il nostro modello principale è stato Elio Petri, mi piace molto il suo modo di raccontare una storia. Infine, grazie all’aiuto di BeccoGiallo abbiamo iniziato a lavorare anche con Matteo, che ha trovato uno stile capace di rendere graficamente l’atmosfera che avevamo immaginato.

LB – Quello dello stile grafico era un grosso problema. Cupo, tagliente, d’atmosfera… parole chiave che non sapevo ricondurre a un tratto preciso. Poi con Matteo questi tasselli sono andati pian piano al loro posto.

MV – Dal punto di vista grafico ho usato un bianco e nero deciso, senza mezzi toni, che secondo me si adatta alla perfezione al tipo di storia che abbiamo voluto raccontare. Toni cupi, quindi, da fumetto tipicamente noir.

C’è qualcosa che vi ha colpiti particolarmente durante le fasi di documentazione e lavorazione del libro?

LA – La sensazione che ci fosse un legame profondo e perverso di malaffare capace di arrivare davvero ovunque.

LB – La preparazione di Luca e la sua velocità di lettura! Battute a parte… anche per me il fatto di scoprire che “tutto era collegato”… e che nessuno – davvero nessuno – si può definire, da un punto di vista storico, innocente.

MV – Confermo: mi ha colpito la rete impressionante di intrighi, soldi, conoscenze e potere che c’è sotto tutta la vicenda. E verificare che in fondo oggi non è cambiato molto…

Quali reazioni vi aspettate dopo l’uscita?

LA – Spero che i lettori rimangano colpiti dalla vicenda, umana e criminale, ma soprattutto che abbiano voglia di approfondirla a partire dal nostro lavoro. Magari con uno sguardo attento e critico agli avvenimenti più recenti.

LB – Mi auguro che scuota un po’ gli animi… perché quella di Roberto Calvi non è solo la storia di un complotto, di soldi facili, di una Chiesa in odore di Mafia… Certo, è anche questo. Ma prima di tutto è una storia umana.

MV – Spero che si faccia leggere con piacere da tutti, e che venga considerato nel suo insieme un buon lavoro.