Intervista inedita a Pietro Orlandi, a 30 anni dalla scomparsa di Emanuela

Pietro Orlandi è il fratello di Emanuela, scomparsa senza un perché, o con troppi perché, il 22 giugno 1983. Da quel giorno lotta per la verità tra silenzi, depistaggi e indifferenza. Alex Boschetti l’ha intervistato per chiudere il racconto a fumetti di quella vicenda con la sua testimonianza, andando a esplorarne tutti gli aspetti. Ne riportiamo qualche stralcio significativo:

Di fatto [a Papa Ratzinger] è stato impedito [di parlare del caso], ma questo certo non giustifica il suo comportamento.
Nel 2008 a 25 anni dal rapimento gli fu chiesto di ricordare Emanuela con una preghiera durante l’Angelus. Il Papa allargò le braccia e disse “devo chiedere”, e naturalmente durante l’Angelus non disse nulla. Di recente in occasione delle due manifestazioni a San Pietro, aspettavamo una sua parola ma dalla Segreteria di Stato lo sconsigliarono di fare accenno al caso proprio perché io parlavo di omertà del Vaticano (il documento della Segreteria di Stato è riportato nel libro di Nuzzi).
Ratzinger ai tempi del rapimento era uno stretto collaboratore di Giovanni Paolo II, si intrattenevano spesso a cena insieme, dubito che non abbiano mai parlato di questa vicenda e io sono convinto che Wojtyla fosse a conoscenza di quanto accaduto ad Emanuela.

Se il Vaticano ha assunto un certo tipo di atteggiamento per trent’anni cercando di far dimenticare questa vicenda è perché evidentemente la verità è così pesante per la Santa Sede che preferiscono subire le critiche dell’opinione pubblica piuttosto che impegnarsi per fare emergere la verità. Emanuela purtroppo è un tassello di un sistema di ricatti che coinvolge persone interne ed esterne al Vaticano. Io non conosco i responsabili del sequestro, ma sicuramente chi ha occultato e continua ad occultare la verità sulla scomparsa di Emanuela.
È un “sistema” che coinvolge Stato, Chiesa, Mafie e Massoneria e sicuramente la sepoltura di De Pedis nella Basilica di Sant’Apollinare è un esempio eclatante di questo legame. Sepoltura mai chiarita né da parte dello Stato vaticano né di quello italiano. C’è un filo che lega la morte di Papa Luciani, l’attentato a Giovanni Paolo II, la morte di Calvi e la scomparsa di Emanuela.
L’omertà del Vaticano è sempre stata sostenuta nel tempo da uno Stato italiano sempre più succube del potere della Chiesa. Non ho mai incontrato nessuno, in Italia, a cominciare dai politici, dalla destra alla sinistra, disposto a dire e fare cose che possano mettere in difficoltà i propri rapporti con la Santa Sede, perché, alla fine, il Vaticano fa comodo a tutti e tutti fanno comodo al Vaticano.

Secondo me, se la Banda della Magliana e in particolare De Pedis hanno avuto un ruolo in questa vicenda, è stato un ruolo di manovalanza. Sicuramente i mandanti sono altri. Credo che ad un certo punto si volesse chiudere con una verità parziale: Emanuela morta in una betoniera e unici responsabili, entrambi morti, De Pedis e Mons. Marcinkus. In questo modo si proteggeva chi doveva essere salvato e che probabilmente occupa ancora oggi posti di rilevanza all’interno di istituzioni vaticane e non solo.
Se si fosse trattato, come qualcuno asserisce, di una questione semplicemente economica tra Banda della Magliana e Vaticano, io credo sarebbe stata già chiusa da tempo e sicuramente il Vaticano sarebbe riuscito a scrollarsi dalle spalle questo peso che li costringe ad un atteggiamento ambiguo da 30 anni.

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