Ecco cosa ne pensano i diretti interessati: Martina, Moira, Marco e Juri, professionisti in Biblioteca, professionisti in Osteria.
Con il contributo straordinario di Claudio Costantini, incubatore di spunti e traghettatore di buone pratiche lungo la Riviera del Brenta, profondo Veneto.
Grazie a Sara Mazzucato che ha raccolto queste testimonianze per noi.
Fumetti in biblioteca. Perché no?
Parola di Martina/1.
– Il sito della Biblioteca di Montebelluna
Le biblioteche hanno uno degli scopi più belli e importanti e onorevoli della società che possiamo immaginare, che è quello di offrire possibilità, opportunità di crescita, sviluppo culturale e personale delle persone. E quindi della società stessa, e della democrazia.
Per questo la biblioteca è un contenitore: di idee, concetti, princìpi, che trovano espressione fisica nella pluralità di materiali che, come condizione essenziale, la biblioteca ospita e propone. Più questa varietà di mezzi di comunicazione è vasta, più si concretizza la vocazione alla formazione e informazione della persona. E quindi che ci siano anche i fumetti, in biblioteca, non è solo auspicabile, ma è necessario, così come non possono mancare, accanto ai libri, i film, la musica, le riviste, i videogiochi.
Una biblioteca come si deve dovrebbe prendersi l’onere e l’onore di scardinare il pregiudizio di chi magari i fumetti non li ha ancora presi in mano. La biblioteca deve tutelare le “specie protette” del mondo della cultura e dell’arte e fare il possibile per rimetterle in circolo.
Fumetti in biblioteca. Perché sì!
Parola di Martina/2.
Quello che fa il fumetto è raccontare storie. La cosa rilevante è il COME le racconta. Il fumetto è una forma di comunicazione che riesce a sommare diversi tipi di linguaggi, con il risultato di offrire una lettura diretta ma mai semplice: l’atto di decifrare il sistema di parole e immagini all’interno di un certo piano sequenziale richiede la messa in campo di abilità di lettura diversificate e piuttosto sofisticate. Il fumetto è uno strumento privilegiato per la lettura della nostra realtà. Non tanto per i contenuti che riesce a trattare ma soprattutto per la propensione a incoraggiare in chi legge e guarda i fumetti altri e diversi sistemi di decodifica del contemporaneo. Mi sembra che anche soltanto questa caratteristica intrinseca del fumetto ne giustifichi più che pienamente un posto in prima fila in biblioteca.
E in ogni caso: il fumetto è una cosa bellissima, e quindi ci sta bene in biblioteca perché sì!
L’incontro con BeccoGiallo? Nasce così: per cercare di rivitalizzare una raccolta che, in termini di prestiti, era bloccata. E il tentativo è stato un successo, tanto che nel giro di un paio di anni si è deciso di avere tutti i titoli della casa editrice.
Quella che sembrava una proposta difficile si è rivelata invece il modo più facile per avvicinare il pubblico della biblioteca al fumetto, permettendo così di introdurre la proposta e far cadere qualche diffidenza per poi riuscire ad aprire l’utenza anche al resto della raccolta.
Detto in termini da bibliotecaria ruspante: i fumetti BeccoGiallo fanno prestiti. Ogni dato è assolutamente verificabile in biblioteca.
Il fumetto BeccoGiallo più prestato di sempre è Piazza Fontana.
Nel 2011 i fumetti più prestati (a pari merito) sono stati cinque, tre dei quali BeccoGiallo: Dossier Genova G8, Il sequestro Moro, I delitti di Alleghe.
Nel 2012 e nel 2013 il fumetto BeccoGiallo più prestato è stato Que Viva el Che Guevara.
Tra i fumetti più prestati ci sono anche La strage di Bologna, Ballata per Fabrizio De André, Luigi Tenco e Peppino Impastato.
Nel 2014, in classifica di prestiti, il fumetto Ci sono notti che non accadono mai, dedicato ad Alda Merini, scritto e disegnato da Silvia Rocchi, sta alla pari con l’Armadillo di ZeroCalcare subito dopo Gipi e Alan Moore.
Dalle nostre statistiche emerge che i lettori che prendono in prestito i titoli BeccoGiallo coprono una fascia più ampia, per età e professione, rispetto ai lettori di fumetto d’autore o seriali.
Negli ultimi due anni è aumentato il numero di prestiti, sia di fumetti BeccoGiallo sia pubblicati da altri editori, a lettori under 25. E questo è davvero un bel segnale.
I Kankari esistono e divorano fumetti.
Parola dei Kankari Moira, Marco e Juri.
– Ostaria dai Kankari su Facebook
Era estate. Nel 2013. E da settimane si lavorava nei ritagli di tempo a una serie di appuntamenti per parlare di mafia in Osteria. Già, perché in Osteria si parla di calcio, di figa, di politica, di perlage dello spumante, di innovazione tecnologica, di lavoro e sindacato, di numeri al lotto e di massimi sistemi. Raramente si parla di mafia.
Avevamo contattato “Libera”, “Affari Puliti”, la cooperativa Macramè e il comitato Opzione Zero. Ci sembrava di aver chiamato proprio tutti, ma qualcosa non tornava, e verso fine serata Claudio Costantini dell’Associazione Catarsi esordisce, dopo severe ombre, con un perentorio “Ma perché non chiamate BeccoGiallo?”
Claudio è per noi una specie di Alieno venuto da cieli celesti. Geniale, misurato, musicista fine e fine pensatore. Ma sopratutto è un amico sincero. E quindi…
Fu una serata memorabile. Guido parlava sul palco con Rebecca, portavoce di OpzioneZero, di eco-mafie e industria del cemento. In breve, ci ritrovammo in uno di quei momenti dove la forza delle parole riescono a sovrastare tutto il resto, mettendo a tacere il sacro sbatocchiare del calcetto e attirando l’attenzione anche dei più feroci pontificatori da bancone: gente che non tace neppure nel sonno, garantito. La sera stessa decidemmo di tenere i fumetti BeccoGiallo in Osteria, per fare in modo che si potessero leggere tutte le sere, vicino alla stufa a legna d’inverno e sotto il terrazzo d’estate.
“Guido, speriamo solo che qualche libro non venga rubato dagli sbarbati”…
“Dite che se li fregano? Ma… forse se un ragazzino ruba un libro al posto di una birretta forse c’è ancora un po’ di speranza, no?”
Poco tempo dopo Guido tornò in Osteria per presentare il fumetto sul Vajont con Francesco Niccolini. Il clima era un po’ teso, c’erano tante persone, un vociare alcolico e grasso, gente stipata tra il banco e la stufa bollente.
Poi Guido prese il microfono ed esordì così: “Buona sera a tutti e grazie per essere venuti. Saremo brevi e concisi: Niccolini ha una certa età e a quest’ora di solito si va a coricare.”
Il tempo di digerire l’affermazione, poi il pubblico scoppiò a ridere, non fosse altro per l’espressione glaciale dipinta sul volto del buon Francesco.
Quello che non sapremo mai è se era tutto preparato. Ciò che sappiamo è che il confine tra palco e pubblico era crollato in un secondo: i libri, i fumetti, gli editori, gli autori, erano davvero venuti a trovarci in Osteria.
E da quel giorno ripassano spesso.
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Claudio Costantini: fa l’operatore sociale nel territorio di Venezia-Mestre nell’ambito della marginalità e della povertà estrema. Presidente dell’Associazione Catarsi, scrive poesie, suona il basso ed è autore dei testi del gruppo Osteria dei Pensieri.
Martina Pozzebon: fa la bibliotecaria per ragazzi a Montebelluna, in provincia di Treviso. Legge molti fumetti. I suoi autori preferiti sono Tuono Pettinato e Silvia Rocchi.
Moira: attrice di teatro, pianista, fisarmonicista, cuoca, ha trasformato il leggendario Checco il Cancaro nell’attuale Ostaria Dai Kankari, portandovi una ventata di musica, spettacoli e approfondimenti vari.
Marco: oltre a fare l’oste è consumato uomo di spettacolo, quando sale sul palco per cimentarsi in esibizioni di cabaret con con i Three Jars O’ Grog, i Santi Bevitori e soprattutto il collettivo artistico Moka Da Tre.
Juri: probabilmente l’oste più colorito del Veneto, è ragazzo verace dalla chiacchiera contagiosa.
L’Osteria: un luogo dove si può bere e mangiare bene di fronte a un buon concertino o a un dibattito coraggioso, in un clima accogliente e decisamente informale.