“È stato sulla linea 5 che la notte del 6 dicembre 2007 un’onda di fuoco ha avvolto e carbonizzato l’esistenza di Antonio Schiavone, il primo a morire, 36 anni e tre figli piccoli; Roberto Scola, 32 anni; Bruno Santino, 26 anni; Angelo Laurino, 43 anni; Rosario Rodinò, 26 anni; Giuseppe De Masi, 26 anni, e il loro capoturno Rocco Marzo, 54 anni.
L’intera squadra del turno di notte cancellata, tranne Antonio Boccuzzi, salvatosi miracolosamente perché nell’istante del flash fire stava cercando di collegare una manichetta ad un serbatoio d’acqua. Si trovava dietro un muletto che lo protesse dal fuoco.”
“Quarantadue minuti per leggere la sentenza, le nove di sera, dopo i tg: «La seconda Corte d’Assise condanna Harald Espenhahn per omicidio volontario con dolo eventuale». Il presidente Maria Iannibelli pronuncia nel più assoluto silenzio i nomi degli altri imputati in un’aula strabordante di toghe, giornalisti, telecamere e soprattutto parenti e colleghi delle sette vittime della ThyssenKrupp di Torino. Ci sono più di quattrocento persone incollate alla sua voce: «Condanna Gerard Priegnitz a 13 anni e 6 mesi…».”
Questi che vi riportiamo sono stralci di un articolo apparso sul sito http://www.legamidacciaio.it che mantiene viva la memoria dell’orrendo incidente accaduto presso la Thyssenkrupp di Torino, dove morirono bruciati 7 operai. È di pochi giorni fa, venerdì 14, la sentenza di condanna per le responsabilità della mancata sicurezza e della consapevolezza del rischio di gravi incidenti per i lavoratori nello stabilimento torinese.
Una sentenza che speriamo possa diventare punto di riferimento, “un monito per le imprese” come ha dichiarato il procuratore Guariniello. Perché non si muoia più di lavoro, perché non si metta più al primo posto il profitto.
Il nostro piccolo contributo a questa tematica importantissima è racchiuso in “ThyssenKrupp, morti speciali S.p.a.“, ed approfittiamo per ringraziare in questa occasione gli autori Alessandro Di Virgilio e Manuel De Carli per il loro impegno e la loro sensibilità.