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SNAPSHOTS OF A GIRL /9

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Cari BecchiGialli,
nel bel mezzo dell’estate sono felice di comunicarvi che il mio libro si avvicina alla conclusione. Tutte le pagine e i capitoli sono al loro posto, e sono impegnata a perfezionare disegni e testo. Poco dopo inizierà la traduzione della mia storia in italiano! È passato più di un anno da quando ci siamo incontrati e manca davvero poco per vedere i risultati finali, per stringere tra le nostre mani una copia di Snapshots.

Parlando d’altro, c’è stato un simpatico intermezzo con i ragazzi di BeccoGiallo che mi ha portato a realizzare un “graphic short” su quello che è avvenuto di recente a Istanbul. Mi ha fatto molto piacere che anche loro considerino il movimento di Gezi Park un qualcosa che merita di essere presentato a voi lettori immediatamente, in questo caso in forma di eBook.

Al momento il panorama dei media internazionali è piuttosto calmo sulla vicenda, dando l’impressione che il movimento si sia sfasciato e le cose siano tornate come prima. Ancora non è così. Una sentenza ha dichiarato illegali i piani di costruzione sull’area del Gezi Park. Una sconfitta amara e inaccettabile per l’amministrazione, che l’ha bypassata smantellando la camera degli architetti (CAT), che fino ad allora aveva portato benefici a tutta la società, e cambiando le leggi in modo di lasciare la decisione finale a un singolo ministro. Una strategia che Erdoğan vuole imporre anche sulla camera dei medici e degli avvocati. È da un mese che Gezi Park è stato evacuato, e da allora l’amministrazione Erdoğan è stata impegnata in arresti di massa e persecuzioni, cercando di bollare chiunque avesse partecipato alle manifestazioni come “terrorista”. Studenti, medici, avvocati, architetti… vecchi, giovani. Non ha importanza. Se avete messo i bastoni tra le ruote all’AK questo è quello che ottenete in cambio.

Questa la situazione attuale, nuda e cruda. Il secondo atto, the empire strikes back (o almeno ci prova). Aspetto l’inizio del terzo quindi, il ritorno dei çapulcu. Fino a quel momento state all’occhio e non credete all’hype.

#IoSoCarmela, dopo l’udienza del 21 giugno…

“I miracoli a volte accadono” mi dice Alfonso. È combattivo, mai fermo. Lo sento dopo che è rientrato dall’ennesima udienza del processo ai tre maggiorenni che hanno abusato di Carmela, a sei anni dal suo suicidio, il 15 aprile 2007, impresso nella nostra mente, lame ancora calde.

Ascoltati altri testimoni. Nomi, fatti, azioni. Lette le pagine del diario di Carmela, già ammesso agli atti sei anni fa ma solo ora assorbito con la considerazione che merita la confessione di chi è morta dentro, sopravvive nel fisico ma, sotto la pelle di un’adolescente che amava e voleva essere amata, sotto la pelle è cava.

La prossima udienza sarà il 12 luglio cui seguirà quella finale, forse subito prima della chiusura del tribunale per l’estate (la giustizia non fosse in ferie già tutto l’anno), forse subito dopo, a settembre.
Quando, forse… sempre forse… ancora forse… i colpevoli verranno condannati.

Contemporaneamente comincerà un nuovo processo, agli altri responsabili della morte di Carmela. Un processo che parte dall’esposto fatto sei anni prima dalla famiglia Cirella contro i Servizi Sociali, contro il Centro di Lecce, contro il Tribunale dei Minori di Taranto che ha avvallato la gestione del caso di Carmela e che ha cercato di farla passare per pazza per coprire gli errori commessi, che l’ha rinchiusa, strappata a mamma e papà, imbottita di psicofarmaci, che non l’hanno creduta.

Burocrazia, errori clamorosi, fatti celati, indifferenza che si intreccia con gli abusi. “L’esposto languisce da sei anni sulla scrivania del pm Mariano Buccoliero – racconta Alfonso – forse troppo impegnato con il processo Scazzi per dedicarsi con lo steso impegno a quello per Carmela. Ma, ora che è finito, spero che qualcosa cambi. Spero che mia figlia abbia giustizia. Lo spero. I miracoli a volte accadono.”

Parla di miracolo, Alfonso. Ancora di miracolo. Miracolo che un processo lungo più di sei anni e dal sapore amaro giunga alla fine. Miracolo che chi ha abusato di sua figlia venga condannato. Miracolo che ciò che dovrebbe essere la norma abbia i contorni dell’eccezionalità. E mi chiedo quando sia stato possibile il passaggio da quello che dovrebbe essere uno Stato di diritto a uno Stato del miracolo. È un miracolo che il colpevole venga catturato. Un miracolo che venga fatta giustizia. Una questione di fatalità più che di capacità. Di destino più che di scelta.

La scelta che ognuno di noi fa per dare una scarica all’immobilità, la scelta di dire NO. Un miracolo questo, sì.

Un miracolo umano.

 

Alessia Di Giovanni, sceneggiatrice di Io so’ Carmela

Snapshots of a girl /8

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Cari amici di BeccoGiallo,
prima di tutto lasciate che vi ringrazi per il vostro supporto e per credere nell’importanza del mio lavoro. Lo apprezzo molto!

La mia amica su Hanadi mi ha appena scritto su Facebook: “dovresti parlare di più del tuo lavoro, arriva molto lontano”, e ho pensato di condividere con voi la mia risposta.

Grazie, cara Hanadi, per aver portato la mia voce fino ad Aleppo! Spero che tu e i tuoi cari stiate bene.

Per quanto riguarda il mio lavoro, mi sono sorpresa quando durante un viaggio a Beirut (dove i miei lavori erano esposti in una mostra) quei cari editori italiani mi hanno chiesto di pubblicare un libro sulla mia vita. La prima reazione è stata un secco NO, perché non potevo immaginare come la mia breve (sì, vivo ancora in quell’illusione) vita potesse essere interessante per altre persone, men che meno per il pubblico italiano.

Beh, non erano d’accordo. Quello che volevano era che parlassi dei miei coming out, di cosa voglia dire per una donna turca, nata e cresciuta in Germania, affrontare la sua sessualità. Le difficoltà di vivere una vita aperta e indipendente (a livello economico ed emozionale) da lesbica sono un qualcosa di prezioso da scoprire anche per l’Italia, paese in cui l’omosessualità è ancora largamente misurata in base ai valori cristiani. Ho capito allora che ci doveva essere una sorta di esperienza globale condivisa, indipendente dalle influenze delle varie nazionalità, economie e religioni.

Discutendone con amici della mia generazione la voglia di realizzare il libro si è poi concretizzata. Come persona la cui prima convinzione è il diritto ad essere completamente se stessi, senza che questo danneggi noi o gli altri, ho iniziato a voler condividere dei frammenti della mia vita. Snapshots, se preferite…

SNAPSHOTS OF A GIRL /8 – Beldan su Indiegogo

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Questo appuntamento con Beldan Sezen è un po’ particolare.

Ormai dovreste conoscere il personaggio, e aver inquadrato la sostanza e il significato del progetto Snapshots of a Girl. La vita di Beldan a fumetti, certo, ma anche un modo di raccontare il processo di scoperta della propria sessualità e il coming out di una giovane donna in diversi paesi, sempre a cavallo tra cultura cristiana e islamica. Una testimonianza rara e preziosa, la cui testimone chiede ora un piccolo sostegno.

Beldan ha infatti lanciato una campagna Indiegogo per riuscire a concentrarsi pienamente sul libro, a pochi mesi dalla data di pubblicazione prevista. In cambio di una donazione offre ringraziamenti grandi e piccoli, dalla calamita ad alcuni artwork, fino all’inclusione nel libro come personaggi. Non si tratta di finanziare la realizzazione del libro dunque, ma di supportare il lavoro di Beldan.

Se volete dire “io ci sono“, questa è la pagina da visitare. Per tutto il resto vi lasciamo alle parole della protagonista:

#ParlarediTAV con @zerocalcare

Mentre la promessa novità sul libro è arrivata (niente meno che l’uscita in formato eBook) cominciano ad arrivare anche le recensioni dei nostri ospiti. Partiamo oggi con l’intervento di Zerocalcare, ma non dimenticate che continuiamo ad aspettare anche che voi vi mettiate a parlare di TAV: in palio una tavola originale del fumetto. Buona lettura, e buone riflessioni, il primo dell’anno come ogni altro giorno.

Metto le mani avanti fin da subito, per me è molto difficile dare un giudizio obbiettivo su quest’opera. Perché Claudio Calia in qualche modo lo sento appartenere alla mia famiglia, tipo una specie di cugino lontano che parla coll’accento strano. E perché la storia che racconta è anch’essa una storia di famiglia.

Come Claudio confessa subito, sin dalle prime pagine del libro, neanche io sono mai stato in Val Susa. Ma la storia recente di quella valle la sento ugualmente come una storia di famiglia, che coinvolge i miei affetti e le mie emozioni, fatta di telefonate all’alba perché stanno sgomberando il presidio o perché stanno imboccando le guardie a casa della gente, e Tizio l’hanno portato in carcere e a Caio invece gli hanno dato i domiciliari. Insomma, chi decide di fare un fumetto sulla TAV con me gioca in casa. E a me bastava quello: ritrovarci le emozioni di questi anni, dalla morte di Sole e Baleno, che nel 1998 mi fece scoprire per la prima volta l’esistenza della Val Susa, fino ai più recenti assedi al cantiere. E quest’obbiettivo il libro lo raggiunge. Ma ne aggiunge un altro, magari meno empatico per quanto mi riguarda ma sicuramente più prezioso se consideriamo lo scopo del libro: senza nessuna pretesa di imparzialità, Claudio racconta una storia, espone motivazioni, snocciola dati, con grande sincerità e trasparenza, dando voce ad entrambi gli schieramenti. E non lo fa per mezzo della propaganda becera, quella che pure da ambo le parti è stata messa in campo negli anni; io stesso probabilmente sarei caduto in quell’errore: citare i giornalisti più ridicoli ed embedded, i discorsi più belligeranti ed irragionevoli di chi tanto parla di legalità e dialogo, insomma mostrare gli aspetti più grotteschi e macroscopicamente contraddittori del fronte Si Tav.

Claudio sceglie un approccio meno populista ed intellettualmente più onesto, senza dare spazio agli eccessi ed al folklore, riportando invece quelle che sono le posizioni più asciutte e significative dei due schieramenti. Ed è una scelta che funziona. In questo senso il libro è “efficiente”, informa, racconta, è uno strumento *utile* a capire cosa è successo negli ultimi anni su quel territorio e qual’è la posta in gioco. Sembra poco, ma in un sistema mediatico che ha scelto di scendere in campo con l’artiglieria pesante al servizio di una delle due parti (basti pensare a come è stata trattata la famosa vicenda del manifestante che da della “pecorella” al carabiniere, raccontata anche nel libro e ricollocata in un ottica di banale buon senso), un’opera così è un servizio non tanto al movimento No Tav, quanto a chi cerca di leggere i fatti di questo paese senza rinunciare allo spirito critico.

E che questo servizio ancora una volta lo faccia un fumetto, non può che rendermi felice.”

– Zerocalcare

SNAPSHOTS OF A GIRL /7 BY BELDAN SEZEN

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Ancora ciao, BecchiGialli,
è da un po’ che non ci si sente! Come state? Com’è la vita in Italia un anno dopo Berlusconi?

Recentemente sono stata a Istanbul, per parlare con mia zia a dieci anni dal mio coming out con lei. Con l’età è diventata sempre più religiosa, collezionando ormai tre pellegrinaggi a La Mecca. Mi ricordo quanto ero nervosa nel momento di rivelarle che il mio amore è per le donne, e che quindi non sarei mai stata parte di quel fortissimo concetto di matrimonio e famiglia che lei rappresenta con tanta eloquenza e determinazione. Ma ancora una volta, come allora, mia zia ha detto che Allah ha creato anche me e quelli come me, e che la società turca dovrebbe accettare l’esistenza dei gay. Dopotutto per un certo periodo ha vissuto vicino a Zeki Müren, quindi “sa bene certe cose”. E io ho sorriso, ricordando anche il sollievo di quella prima conversazione.

Mi ricordo di Zeki Müren in TV, quando ero piccola. Di come entrasse sul palco con tacchi alti e abiti in stile esageratamente anni Settanta. Lui, uno dei più amati e rispettati rappresentanti della musica tradizionale turca, perfetto esempio di pronuncia perfetta della nostra lingua, è stato censurato numerose volte dalla televisione nazionale (TRT) per le sue scelte a livello di vestiario. Mio zio, che lavorava per la TRT (unico canale disponibile all’epoca), spesso a cena ci raccontava delle storie su di lui, e le risposte andavano dal “Cosa ci puoi fare, è fatto così” allo “Sta proprio esagerando”, frasi pronunciate rispettivamente con compassione e con un pizzico di fastidio. Il fatto che fosse gay non era un gran problema. Il fatto che non rispettasse i canoni comuni della società sì.

L’autunno ormai è arrivato con il suo tempo piovoso e tempestoso. Statemi bene, ci rileggiamo il mese prossimo!

SNAPSHOTS OF A GIRL /6 BY BELDAN SEZEN

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Ciao cari BecchiGialli!

Questo mese è stato parecchio impegnativo con una bella serie di progetti e commissioni utili per portare a casa qualche soldo. Provo comunque a spendere una decina di minuti al giorno sul libro, cosa che mi da decisamente più soddisfazione rispetto al non lavorarci affatto. Anche se sono “solo” 10 minuti. L’altro giorno John Irving diceva che per i suoi libri comincia sempre dalla fine, e poi scrive il resto. Bene, proprio quello che volevo sentire (autodidatta… prendo e imparo quello che arriva) perché non sono soddisfatta proprio delle parti finali un po’ confuse, che indeboliscono un po’ tutto il lavoro, pur trattandosi di un’autobiografia. Quindi mi sono focalizzata sull’outro, in pratica sul cosa comunicare… costruendo poi da lì la struttura fino al prossimo momento in cui potrò mettermi a disegnare con calma. Non vedo l’ora che arrivi quel momento.

Ma per ora lasciatemi dire qualcosa sul capitolo a cui sto lavorando, “Coming out to my father”. Sono stata in qualche modo fortunata a trovarmi dei genitori che nonostante le loro scelte di vita e le difficoltà ad accettare le mie, hanno fatto del loro meglio e alla fine mi hanno dato il loro appoggio. Per quanto sia stato difficile mettere da parte le loro convenzioni e aspettative sulla mia vita, non hanno mai dimenticato il loro amore per me, mettendo davanti a tutto la mia felicità. L’esatto opposto della recente ondata di crimini, cosiddetti “d’onore”, che vedono le famiglie turche abbandonarsi alle convenzioni, e piuttosto che cedere preferiscono uccidere il loro figlio gay o transgender. La paura di perdere quel qualcosa che chiamano “onore” gli sembra più importante della vita del loro stesso figlio: qualcosa che non riuscirò mai a capire.

Snapshots of a girl /5 by Beldan Sezen

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Ciao, amici di BeccoGiallo!

Ho deciso di avviare un Indiegogo fundraising per supportare finanziariamente gli ultimi, critici mesi della lavorazione di “Snapshots of a girl”. Devo concentrarmi completamente per almeno quattro mesi per completare il lavoro, per la mia e spero vostra soddisfazione! Che ne pensate?
Sareste disposti a donare una piccola cifra in cambio di un grandioso libro e un piccolo extra per mostrarvi la mia riconoscenza? Ad esempio una piccola serigrafia, o l’essere inclusi nel libro come personaggio…

Parlando invece del mese che va a concludersi, mi sembra che stiamo assistendo al grande ritorno dei bigotti… vediamo un po’. Il 21 agosto in Camerun c’è stato nientemeno che il “Gay Hate Day”. Il parlamento russo invece ha bannato il Gay Pride per 100 anni e fatto causa a Madonna per essersi mossa contro la legislatura anti-gay a San Pietroburgo, per non parlare del caso Pussy Riot. La cosa più preoccupante in tutto questo è secondo me il modo in cui il vice premier russo Dmitry Rogozin si è espresso in un tweet, lasciando intendere che Madonna sarebbe una “puttana moralizzatrice”.
Il fatto di rispondere a una donna ridicolizzandola e insultandola per il fatto che questa ha preso parola sembra stia diventando sempre più comune. Hilary Clinton, il cui ruolo è tra i più alti della Segreteria di Stato americana, è stata tranquillamente ridotta a “segretaria” da Rush Limbaugh nel suo programma radiofonico. Patetico!

Chiamare una donna “puttana” (che deve quindi “stare zitta”), promuovere il sesso forzato e violento, provare a legalizzare lo “stupro legittimo”, senza contare il quanto sia già normalmente diffuso lo stupro, e provare ad alterare i diritti sull’aborto… cosa sono se non tentativi di forzare la donna all’invisibilità e alla nullità?

Ancora una volta i leader politici e spirituali stanno promuovendo il silenzio e l’obbedienza, dividendo le donne in “sante” e “puttane”. Ma se “La morte è il silenzio nel linguaggio della violenza*”, questa “guerra alle donne” non porterà nulla di buono a nessuno.

Per dirlo con le parole di Alice Walker: “Nessuna persona vi è amica, o vicina, se quello che vi domanda è il silenzio, o se nega il vostro diritto di essere percepiti come persone completamente sbocciate.”

* disposable heroes of hiphoprisy, 1992

Snapshots of a girl /4 by Beldan Sezen

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Buongiorno cari lettori BeccoGiallo, come va? Tutto bene per quanto riguarda me e la lavorazione di “Snapshots of a girl”. Ho concluso il secondo capitolo, “Gli anni del rifiuto”, nel quale discuto le difficoltà e le prove che ho dovuto superare nel percorso per trovare la mia identità sessuale, passando da un ragazzo a un altro finché… beh, cari lettori, probabilmente avete già capito cosa viene dopo. Ci sono ancora nove capitoli da mettere su carta!

Sospiro con piacere, perché fino ad ora sono riuscita a gustarmi questo viaggio nel mio passato, nonostante a volte il doversi confrontare con sé stessi sia davvero duro.

Un’altra cosa di cui vorrei raccontarvi è una performance di danza che ho visto di recente qui ad Amsterdam, grazie al fatto che Luglio è il mese annuale della danza moderna. Si tratta di “Tezuka”, del coreografo Sidi Cherkaoui. Sfruttando la disciplina della danza e varie installazioni, Cherkaoui è riuscito a raccontare la vita del grande maestro dei manga Ozaku Tezuka, creando un vero e proprio fumetto tridimensionale sul palco!
L’uso delle luci, dei movimenti, di strisce di carta a creare “gabbie”, inquadrature sul pavimento… poi il muro, lo spazio in cui i ballerini si muovevano, saltellando dentro e fuori dalle “vignette”, piegandosi, correndo per entrarci in tempo… tutto questo ha portato in vita i personaggi di Tezuka, facendogli raccontare la sua vita.

Sono rimasta stupìta, genuinamente impressionata dallo scoprire un altro modo di “leggere” un fumetto diverso da quello a cui siamo abituati… dai libri.

Snapshots of a girl /3 by Beldan Sezen

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Il prossimo capitolo sta venendo fuori, lento ma inesorabile. Quasi come preparare del caffè vietnamita, che esce goccia dopo goccia, in un processo impossibile da velocizzare.

Da autrice di fumetti, parole e immagini sono ugualmente importanti per me. Le parole possono essere simboli che evocano flussi di immagini, e le immagini possono raccontare intere storie in pochi tratti. È raro che nella mia mente ci siano momenti in cui mi trovo a scegliere tra le due cose. La loro separazione nei miei lavori di solito mi sembra segno di incompletezza, non mi soddisfa.

Lavorando su Snapshots, una delle difficoltà tecniche per me è stata il trasferire digitalmente la mia scrittura manuale. Anche se disegnare su un tablet Wacom funziona, con gli occhi che guardano lo schermo e la mano che va da sola, per qualche motivo lo stesso non si può dire della scrittura. Scrivere su carta ha un certo ritmo, una sua dimensione. Le mani e gli occhi si rincorrono sul foglio. Sul Wacom non riesco ad ottenere lo stesso effetto. Il flusso si interrompe, e rimango perplessa del risultato. Ho provato diversi approcci, ma la cosa davvero non funziona. Cercando una soluzione su internet ho trovato il Wacom Inkling, una penna digitale che permette di scrivere e disegnare su carta, registrando nel mentre movimenti e pressione del tratto. Questo mi permette finalmente di scrivere la pagina nel suo layout originale, in maniera naturale, e importarla poi in digitale, adattando il risultato come preferisco. Per ora tutto bene con questo metodo!

E con questo vi saluto, cari lettori, anche perché il caffè vietnamita è finalmente pronto. Alla prossima!