Come promesso continuiamo a parlare di TAV. Prima di dare spazio alle vostre recensioni (se ancora non avete provveduto ad inviare la vostra scoprite qui come fare) però diamo spazio ad altri due graditi ospiti, Ernesto Milanesi e Sebastiano Canetta, che da giornalisti d’inchiesta vogliono dire la loro sul lavoro di Claudio Calia. Un libro-strumento che disponibile nel formato a voi più comodo, cartaceo o digitale che sia, per essere sempre pronto all’utilizzo. Buona lettura:
“Non mettetelo sullo scaffale dei fumetti, insieme a tutti gli altri. Fate, piuttosto, spazio nella sacca degli attrezzi, e riponetelo con cura tra gli utensili indispensabili. Dossier Tav di Claudio Calia (edizioni BeccoGiallo) è utile quanto una chiave inglese, una livella a bolla oppure un cacciavite a stella.
Strumento di pronto impiego; indispensabile per smontare (e rimontare per il verso giusto) vent’anni di mito dell’Alta velocità, e ricostruire la vera storia del Ponte di Messina… della Val di Susa.
Soprattutto, le 120 tavole “macchiate” (con il solito stile) da Calia permettono di misurare la lunghezza dei binari del «dialogo» nell’era del “regime democratico”, consentono di vedere cosa si nasconde sotto le traversine della Ragion di Stato, e di tracciare, finalmente, i confini della «pubblica utilità» cucita su misura della lobby dei calce-struzzi.
Dossier Tav è un’inchiesta giornalistica in piena regola: precisa, puntuale, documentata fin nei minimi dettagli. Nuvole parlanti ma di dati, numeri, cifre, statistiche e studi tecnicamente incontrovertibili. Un lavoro impeccabile quanto basta ad archiviare i contrappunti dei nostalgici del “futurismo”, sempre ancorati al fascino di zang e tumb.
Basterebbe questo, insieme al “suicidio” di Sole e Baleno e alla dozzina di pagine sulla “caduta” dal traliccio del «cretinetti» Luca Abbà. Se non fosse che Calia mette fino in fondo il Becco (e il pennarello) sul vero nodo della questione. «Democrazia fa rima con non si può». E bisogna fare attenzione a evitare «equivoci» e «confusioni», come avverte il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli. Peccato che il legalismo, insegna Dossier Tav, non sempre fa rima con legalità, e che le tavole “rotonde” mal si concilino con la militarizzazione della montagna (per questo ci vogliono gli Osservatori “quadrati”).
Ma il carotaggio di Calia restituisce la vera composizione del terreno su cui si gioca la partita sul Tav, e illustra anche la prospettiva dei tifosi dell’opera: dai sindaci embeeded della Val di Susa, ai tecnici Monti&Passera, passando per la sussidiarietà democratica del segretario Pd Bersani. Un Risiko giocato sulla pelle di gente in carne e ossa, gestito con i dadi rossi dell’ordine pubblico e il tris di carri armati.
Una propria prova di forza, magistralmente riassunta dal quaderno degli appunti “originali” di Calia, talmente dessinéè da essere fotocopiati nel dossier.”
– Ernesto Milanesi e Sebastiano Canetta