processo

#IoSoCarmela, dopo l’udienza del 21 giugno…

“I miracoli a volte accadono” mi dice Alfonso. È combattivo, mai fermo. Lo sento dopo che è rientrato dall’ennesima udienza del processo ai tre maggiorenni che hanno abusato di Carmela, a sei anni dal suo suicidio, il 15 aprile 2007, impresso nella nostra mente, lame ancora calde.

Ascoltati altri testimoni. Nomi, fatti, azioni. Lette le pagine del diario di Carmela, già ammesso agli atti sei anni fa ma solo ora assorbito con la considerazione che merita la confessione di chi è morta dentro, sopravvive nel fisico ma, sotto la pelle di un’adolescente che amava e voleva essere amata, sotto la pelle è cava.

La prossima udienza sarà il 12 luglio cui seguirà quella finale, forse subito prima della chiusura del tribunale per l’estate (la giustizia non fosse in ferie già tutto l’anno), forse subito dopo, a settembre.
Quando, forse… sempre forse… ancora forse… i colpevoli verranno condannati.

Contemporaneamente comincerà un nuovo processo, agli altri responsabili della morte di Carmela. Un processo che parte dall’esposto fatto sei anni prima dalla famiglia Cirella contro i Servizi Sociali, contro il Centro di Lecce, contro il Tribunale dei Minori di Taranto che ha avvallato la gestione del caso di Carmela e che ha cercato di farla passare per pazza per coprire gli errori commessi, che l’ha rinchiusa, strappata a mamma e papà, imbottita di psicofarmaci, che non l’hanno creduta.

Burocrazia, errori clamorosi, fatti celati, indifferenza che si intreccia con gli abusi. “L’esposto languisce da sei anni sulla scrivania del pm Mariano Buccoliero – racconta Alfonso – forse troppo impegnato con il processo Scazzi per dedicarsi con lo steso impegno a quello per Carmela. Ma, ora che è finito, spero che qualcosa cambi. Spero che mia figlia abbia giustizia. Lo spero. I miracoli a volte accadono.”

Parla di miracolo, Alfonso. Ancora di miracolo. Miracolo che un processo lungo più di sei anni e dal sapore amaro giunga alla fine. Miracolo che chi ha abusato di sua figlia venga condannato. Miracolo che ciò che dovrebbe essere la norma abbia i contorni dell’eccezionalità. E mi chiedo quando sia stato possibile il passaggio da quello che dovrebbe essere uno Stato di diritto a uno Stato del miracolo. È un miracolo che il colpevole venga catturato. Un miracolo che venga fatta giustizia. Una questione di fatalità più che di capacità. Di destino più che di scelta.

La scelta che ognuno di noi fa per dare una scarica all’immobilità, la scelta di dire NO. Un miracolo questo, sì.

Un miracolo umano.

 

Alessia Di Giovanni, sceneggiatrice di Io so’ Carmela